La nostra Storia

Le origini: dal fascismo alla Liberazione

Il SINAGI (oggi affiliato SLC-CGIL) nasce nel 1948, a seguito della riorganizzazione sindacale dei rivenditori di giornali dopo la Liberazione. Sarà sempre il sindacato maggioritario dei giornalai italiani. Le prime forme di organizzazione sindacale degli edicolanti italiani prendono avvio dalla seconda metà degli anni Venti del secolo scorso. L'allora Sindacato Nazionale dei Rivenditori era tale più di nome che di fatto, nasceva nel clima oppressivo del corporativismo dettato dal regime fascista, aveva configurazione provinciale legata al particolarismo del territorio. Vengono stipulate allora le prime convenzioni con l'Associazione Nazionale degli Editori, che prevedevano una tessera speciale rilasciata all'edicolante. La "tessera" lo escludeva dall'osservanza delle leggi sul commercio, ma era sottoposta al vaglio delle associazioni di editori e rivenditori in base all'accordo stipulato tra loro. Le rivendite dovevano essere registrate e controllate dalle questure, come del resto tutta la stampa in base alle leggi fasciste.

Molti giornalai svolsero attività antifascista, soprattutto nelle grandi città, diffondendo la stampa clandestina delle organizzazioni democratiche, pur essendo sottoposti a fortissime pressioni poliziesche. Già nel 1944 il Sindacato di Rivenditori di Giornali di Firenze dà vita ad una cooperativa di giornalai, iniziando così ad uscire dal sistema corporativo.

Con la Liberazione dal fascismo, tutte le strutture provinciali confluiscono nel 1946 in un Sindacato Nazionale con sede a Firenze, tappa storica preceduta dalla costituzione del...

  • Il primo Accordo nazionale
    Il primo Accordo nazionale tra editori e rivenditori è stipulato nel 1947, in questa situazione ancora embrionale. Vengono istituite commissioni paritetiche tra le parti sociali con il compito di rilasciare la tessera di autorizzazione alla vendita delle pubblicazioni. L'accordo aveva valore solo nelle località dove erano presenti strutture sindacali, determinando un'estensione delle adesioni al sindacato ma nel contempo una situazione di gestione privatistica delle autorizzazioni che si perpetuò fino al 1981.

    Dal 10 al 12 ottobre 1948 si svolge il primo congresso nazionale del Sindacato Nazionale Giornalai aderente alla CGIL, che formula il primo statuto e stabilisce la prima sede nazionale a Firenze.Sindacato provinciale di Torino il 30 aprile 1945. Il 1946 è l'anno della riorganizzazione del sindacato degli edicolanti, legata alla rinascita della Confederazione Generale dei Lavoratori.
  • Anni '50: la riorganizzazione
    La rottura dell'unità sindacale in Italia, tra il '48 e i primi anni Cinquanta, con la divisione nelle tre confederazioni CGIL, CISL e UIL, si manifestano anche all'interno del Sindacato nazionale dei giornalai, che contrappongo fra loro i provinciali di Milano e Roma. Nel congresso di Bologna del 1950 si formalizza la prima divisione e nasce l'USIARGER (Unione sindacale italiana autonoma rivenditori di giornali e riviste, sindacato autonomo dell'Alta Italia con l'adesione della Sicilia e sede a Milano). Il Sindacato nazionale dei giornalai legato alla CGIL si attesta al centro sud e pone sede a Roma. Tra le due organizzazioni si stabilisce comunque un patto d'azione. Il tentativo di mantenere unita la categoria, anche nelle sue forme organizzative, è presente in alcuni accordi di quel periodo. In quelli del 1950 e del 1956, ad esempio, diviene possibile istituire cooperative di distribuzione tra giornalai, con l'impegno degli editori ad affidare ad esse la distribuzione delle pubblicazioni.

    Con l'Accordo del 1953, nel frattempo, si era delineato un "Regolamento per il funzionamento delle Commissioni paritetiche per la disciplina della rivendita di giornali" che prevede tale istituto su basi regionali. Le commissioni paritetiche per l'apertura di nuove edicole si estendono su base territoriale con l'accordo del 1956. Di pari passo, si delineano le strutture provinciali e prendono forma anche gli organi di coordinamento regionale. La firma degli accordi avviene in forma separata: prima il 3 agosto 1956 tra Fieg (editori) e Usiarger; il 29 agosto firmano il Sindacato Nazionale Giornalai (CGIL), la Federazione italiana venditori ambulanti e giornalai (assistita dalla CISL) e il sindacato nazionale rivenditori giornali e periodici (assistito dalla UIL).

    Nel 1958, a Bologna, per riassorbire i raggruppamenti già formati a Milano, a Torino e in altri centri, si costituisce il SI.NA.G.I., indipendente dalla CGIL. L'uscita dalla Confederazione segna un caso del tutto particolare tra le scelte autonomistiche di varie categorie in quel periodo. Lo stato di divisione sostanziale tra nord e sud, tra le espressioni maggioritarie dei rivenditori, pone la categoria in posizione debole verso la controparte editoriale. Con il contributo di Giuseppe Di Vittorio, Segretario generale della CGIL, si scelse di ridare unità alla categoria su basi nazionali. Unica soluzione possibile fu la separazione organizzativa dalla CGIL, pur mantenendo con essa un rapporto organico specie in fase contrattuale. Nello statuto del 1958 hanno diritto ad appartenere al SINAGI "tutti coloro che risultino in possesso di idonea autorizzazione alla vendita di giornali". Decade, pertanto, la possibilità di presenza nel sindacato di figure professionali al di fuori della categoria. Con un proprio regolamento concordato, aderiva l'organizzazione dei diffusori stampa.

    L'Accordo nazionale del 1959 è sottoscritto dal SINAGI, per la prima volta come tale, e dalla FIVAG.
  • Anni '60: le prime crisi dell'editoria
    Con gli anni Sessanta si attraversano le prime grandi crisi nel settore editoriale. Chiudono sette quotidiani, ci sono fusioni di testate (come il "Sole" confindustriale con "24 Ore"), il petroliere Attilio Monti attua la prima grande concentrazione di giornali. Permanendo l'assenza di una legge che regolamenti lo sviluppo della rete di vendita, sono le commissioni paritetiche Fieg-Sindacati dei giornalai a svolgere la funzione di programmazione di nuovi punti vendita. Nel 1960 esistono due commissioni interregionali, mentre nel regolamento del 1963 viene costituito un "comitato nazionale" che fornisce direttive generali attuate dalle due commissioni interregionali. Si delineano così due particolari fenomeni: l'imperniarsi della vita sindacale sull'esistenza di due commissioni paritetiche (nord e centro-sud) a carattere interregionale e, nel contempo, un'attenzione organizzativa più diretta alla costruzione dei sindacati provinciali. La connotazione per grandi aree geografiche delle "paritetiche" pone in subordine la costruzione delle strutture regionali, mentre si afferma il ruolo dei provinciali. Lo statuto del II Congresso del 1960 dichiara che il SINAGI è composto da sindacati provinciali con propri statuti autonomi e, nel III Congresso del 1963, essi assumono definitiva autonomia patrimoniale e amministrativa. In ogni capoluogo di regione viene istituito un comitato regionale, con sola funzione consultiva tra i segretari provinciali che lo compongono. Il "primato" dei sindacati provinciali è rafforzato dall'assenza di compiti amministrativi e fondi propri dei comitati regionali.

    Il V Congresso del 1969 stabilisce definitivamente la sede centrale a Roma e, pur mantenendone l'assetto precedente, affida ai comitati regionali funzioni di coordinamento nell'ambito delle proprie regioni.

    Gli anni Settanta si aprono con l'istituzione delle autonomie regionali, in applicazione del dettato costituzionale. L'istituzione delle Regioni determina profonde trasformazioni nella struttura della rete di vendita e nell'assetto organizzativo sindacale.
  • Anni '70: le Regioni e l'unità
    Nel VI Congresso del 1971 scompaiono gli statuti autonomi provinciali e si dà unica validità allo Statuto nazionale. Il VII Congresso del 1973 definisce il Comitato Regionale come struttura autonoma e ne compone gli organismi: assemblea, direttivo e segreteria regionale.

    Nella prima metà degli anni Settanta tutto il comparto editoriale è coinvolto dalla più grave crisi nella storia della stampa in Italia: si fa pressante la richiesta di una riforma dell'editoria. Il 3 ottobre 1973 viene presentata alla Camera l'indagine conoscitiva e di qui iniziano a delinearsi i fondamenti della riforma, attraverso un ampio dibattito che coinvolge Parlamento e mondo dell'informazione.

    Gli interventi del SINAGI e delle altre organizzazioni sindacali sono fondamentali per far emergere la situazione della rete di vendita, fino allora considerata ai margini del dibattito sull'editoria. Dall'11 giugno 1971 anche la vendita dei giornali era stata compresa genericamente nella legge 426 sul commercio, ma non era colta la particolarità del rapporto di lavoro tra editore e rivenditore. Le rivendicazioni di categoria entrano con forza nel dibattito politico, dal 1971 al 1981, divenendo oggetto di discussione alla Camera e al Senato. Questioni come le commissioni paritetiche, il rapporto distributivo tra giornali nazionali, locali e rete di vendita, le necessità di ampliarla e razionalizzarla, un inquadramento legislativo specifico costituiscono il nerbo del dibattito e della battaglia categoria fino all'approvazione della legge 416 nel 1981.

    Intervengono le importanti riforme dell'ordinamento regionale, con il Dpr 616 nel 1977, che trasferendo le funzioni amministrative ai Comuni influenzano le assegnazioni dei punti vendita, con il passaggio dai due livelli interregionali delle commissioni paritetiche all'ambito regionale. La Conferenza di Organizzazione del SINAGI del 1977 assume questa modificazione strutturale anche come elemento decisivo per far emergere la questione della programmazione dei punti vendita, elemento basilare per la futura legge sull'editoria.

    Ma la tappa fondamentale di questo periodo è il rientro del SINAGI nella CGIL, con il passaggio dal VIII Congresso del 24-27 settembre 1976 (ultimo del SINAGI autonomo) al I Congresso di Ariccia del 10 marzo 1977, primo del rinnovato rapporto tra SINAGI e CGIL.

    Il ritorno in Confederazione è determinato dal grande dibattito sulla riforma dell'editoria di quel decennio, in cui sono in gioco non solo temi vitali della stampa italiana, ma l'esistenza stessa della categoria degli edicolanti. In parte della FIEG e del mondo politico erano emerse forti spinte verso la liberalizzazione della rete di vendita dei giornali, considerata allora una "strozzatura nel canale distributivo", fattore di crisi nella diffusione della stampa, da eliminare liberalizzando le autorizzazioni. Di conseguenza, il SINAGI ravvede il pericolo di una sostanziale espulsione dal mercato della piccola e media editoria che non avrebbe mezzi, come quelli delle grandi concentrazioni editoriali sostenute dai grandi gruppi economici, per essere distribuita ovunque. Di fronte ai pericoli molteplici che si presentano (dalla caduta del reddito degli edicolanti alla sostanziale riduzione del pluralismo dell'informazione), il SINAGI si apre ad un rapporto nuovo e complessivo con le altre categorie dell'editoria, con le forze politiche e sociali. La scelta di un rapporto organico con la CGIL è il completamento di questo lungo itinerario per garantire l'uscita dall'isolamento. La proposta di aderire di nuovo alla Confederazione è accolta, nell'VIII Congresso, da una maggioranza dell'88,59%. Il SINAGI si presenta al mondo esterno in nuova veste e mette in evidenza l'intreccio profondo tra i problemi legislativi e sindacali che coinvolgono, con la categoria, tutto il mondo dell'informazione.

    L'articolo 1 del nuovo statuto, nel Primo Congresso di Ariccia in CGIL, definisce la rivendita di giornali "il punto di diffusione dell'informazione a mezzo stampa". La parte minoritaria che non rientra nella CGIL costituisce il Sindacato nazionale autonomo giornalai, aderente alla Confcommercio. Il punto di conflitto verte sulla configurazione professionale del giornalaio, ritenuto dalla SNAG (presente quasi solo in Lombardia e al Nord) parte del mondo del commercio; mentre il SINAGI CGIL ritiene l'edicolante un lavoratore autonomo, in alcuni casi proprietario del suo mezzo di lavoro (l'edicola) ma non del prodotto da vendere (la stampa), a lui affidato da terzi, gli editori, in virtù di un contratto estimatorio. La delicatezza di questo rapporto s'incentra sulla particolarità del prodotto in vendita: la stampa come mezzo di diffusione della libertà d'informazione e delle pluralismo delle idee. Per questo il SINAGI ne fa caposaldo del suo essere sindacato e la CGIL accoglie la particolare condizione di lavoro autonomo, ma non di commerciante, del giornalaio.

    In quegli anni si consolida la prospettiva unitaria con il primo patto federativo tra le organizzazioni dei giornalai CGIL, CISL, UIL, rapporto unitario che diventa essenziale su tutti i fronti: dalla contrattazione all'impostazione della nuova legge per l'editoria, dall'esaurimento delle commissioni paritetiche al fisco e così via.
  • Anni '80: nasce la legge di programmazione
    Gli anni Ottanta sono caratterizzati dalla riforma organizzativa della CGIL e da una nuova crisi dell'editoria.

    Da Montesilvano, novembre 1979, la CGIL disegna un nuovo assetto delle strutture territoriali, in cui la regione assume un ruolo centrale. Agli inizi del decennio '80 si registra uno dei momenti più acuti di difficoltà del sindacato italiano. Si aggrava la situazione economica, tra inflazione, disoccupazione, crisi valutaria. Tutti i nodi irrisolti nel paese pesano sulla tenuta generale dei sindacati in Italia, mentre il terrorismo continua a seminare sangue e instabilità sociale. Tuttavia il SINAGI vede crescere la sua credibilità verso le istituzioni, conducendo la battagli contro la liberalizzazione e a favore della programmazione della rete di vendita.

    Il settore dell'editoria è attraversato da una nuova crisi strutturale: tagli all'occupazione poligrafica a fronte delle nuove tecnologie, rialzo dei prezzi dei quotidiani ed assenza di finanziamenti pubblici. Ma è anche crisi politica e di credibilità con lo sconvolgimento emerso dal fenomeno della loggia P2 che coinvolge il gruppo Rizzoli. In questo drammatico frangente, gli editori cercano di ribaltare gli effetti della crisi sulla rete di vendita, invocando la liberalizzazione della vendita dei giornali.

    Tra il 1980 e la primavera del 1981 si moltiplicano le iniziative del SINAGI CGIL, in unità con le altre sigle di categoria, per chiedere una legge adeguata alle esigenze della diffusione e della rete di vendita, intensificando le pressioni sul Parlamento. Il 6 maggio 1981, nel corso di una storica manifestazione nazionale a Roma, con migliaia di rivenditori giunti a Piazza Navona, i sindacati dei rivenditori consegnano al Senato, dove è in discussione la legge per l'editoria, una petizione popolare con migliaia di firme raccolte nelle edicole. Quella manifestazione produce una forte impressione tra le forze politiche e sociali, i giornalai escono dall'isolamento e il 5 agosto 1981 viene approvata la legge 416 che regola i rapporti in campo editoriale e dà una veste giuridica al giornalaio. Si tratta di una pietra miliare, di portata storica, una legge che finalmente regola il settore sotto molti aspetti, tra cui: trasparenza delle proprietà editoriali, limiti alla concentrazione delle testate, risanamento delle imprese editoriali. La rete di vendita viene deputata dalla legge ad essere struttura portante per la diffusione dei quotidiani e dei periodici, con "l'obbligo di parità di trattamento per tutte le pubblicazioni". Lo sviluppo della rete di vendita esce dal rapporto privatistico delle commissioni paritetiche, per inserirsi in un'ottica di programmazione dei punti ottimali di vendita su scala regionale, acquisendo una dimensione istituzionale. Ai Comuni è attribuita la funzione autorizzatoria per definire la collocazione sul territorio delle nuove rivendite. Il SINAGI, come conseguenza del nuovo rapporto istituzionale, pone la sua attenzione al consolidamento della conquista politica raggiunta.

    Dal II Congresso di Roma di ottobre 1981 partono strategie politiche e sindacali al passo con i compiti e i diritti posti dalla nuova legge e si determina una ristrutturazione organizzativa che sarà presente e in costante verifica nei futuri congressi e sviluppi sindacali fino ai giorni nostri.

    Il 1981, quindi, consolida la figura del giornalaio come soggetto attivo del pluralismo dell'informazione, nasce un sindacato attento a tematiche come la formazione dei quadri dirigenti, i servizi previdenziali e fiscali, l'estensione del tesseramento a tutti gli operatori in edicola oltre ai titolari, dedicato allo sviluppo nel Mezzogiorno e ai rapporti unitari. Cresce il ruolo della FSUG, la Federazione Sindacale Unitaria dei Giornalai CGIL CISL UIL.

    Negli anni a seguire cambiano molte cose. Sono raggiunte nuove conquiste in campo legislativo, anche di ordine fiscale, e di assetto della rete di vendita. Nel 1987 viene varata, di nuovo con il determinante contributo del Sindacato, la legge 67 che rinnova la riforma dell'editoria con nuova definizione delle forme integrative di vendita e con il rinnovo stesso delle leggi regionali per lo sviluppo della rete di vendita.

    Nello stesso tempo, però, si consuma il grande periodo dell'unità sindacale tra le Confederazioni e anche la Federazione Unitaria dei Giornalai si scioglie (marzo 1989).
  • Anni '90: tra contrattazione e sperimentazione
    Si susseguono, dal 1985 al 2004, nuovi Accordi nazionali e nuovi Congressi, attraverso i quali si arriva ai giorni nostri. Alcune fasi di contrattazione sono state particolarmente combattute, anche prolungate nel tempo, come per l'Accordo Nazionale del 1985. Gli anni Novanta hanno visto inoltre il confronto, con picchi acuti, anche aspri, tra differenti concezioni del Sindacato, nel passaggio epocale tra le trasformazioni in atto nella comunicazione. Dopo il difficile percorso contrattuale degli Accordi nazionali del 1985 e del 1994, entrano in campo questioni strategiche come l'informatizzazione della rete di vendita e la sperimentazione di canali complementari per la vendita di giornali fuori dalle edicole.

    Sono passaggi complessi, sia in campo legislativo che di relazioni contrattuali, che mettono alla prova gli equilibri tra le organizzazioni sindacali di categoria e all'interno dello stesso SINAGI. Nel 1998 le altre organizzazioni degli edicolanti firmano accordi separati con la FIEG. Riguardano la gestione della fase di sperimentazione che sarà avviata dalla legge 108 nel 1999. Anche il processo di informatizzazione della categoria vede una fase di separazione tra il SINAGI e le altre organizzazioni. Il tentativo è quello di isolare il sindacato maggioritario degli edicolanti, dove però si sviluppa un travagliato processo di ricambio dei quadri nazionali e delle strategie politico sindacali, riguardanti in modo particolare collocazione e funzione del sindacato nella filiera editoriale.
  • Dal 2000 ad oggi: il SINAGI del nuovo millennio
    Passando per momenti altamente significativi come il VII Congresso del 1999, l'assemblea nazionale dei quadri a Cascina nel 2000, la IV Conferenza di Organizzazione a Riccione nel novembre 2001, il SINAGI rilancia la sua proposta, cresce per numero di iscritti e qualità di presenza nella categoria. Soprattutto, inizia da questo periodo a ridefinire il proprio rapporto con le strutture confederali, con cui si dà vita al rapporto di affiliazione tra SINAGI e il Sindacato Lavoratori della Comunicazione SLC-CGIL.

    Un rapporto rinnovato, che già si manifestava nel periodo di sperimentazione attuato dalla legge 108 tra il 1999 e il 2000. In tutta la fase di elaborazione della legge il rapporto con la CGIL è stato costante e risolutivo, con reciproca attenzione. Per la legge 108 del 1999 e l'attuale Decreto legislativo 170 del 2001 che ne è derivato (e che oggi regola la rete di vendita) il rapporto con la Confederazione, con l'SLC e con il Parlamento ha fatto emergere la rete di vendita delle edicole tradizionali come l'asse portante del canale di vendita dell'editoria italiana. La stessa sperimentazione di vendita fuori dalle edicole nel 1999 comprova come le vendite aggiuntive siano state effettivamente risibili, come i sindacati avevano ben previsto pur riaffermando piena disponibilità ad aprirsi alle esigenze di continua trasformazione del mercato. Il ruolo giocato dal SINAGI in questo frangente determina la riapertura dei rapporti unitari con le altre sigle e una nuova stagione di contrattazione con la parte editoriale e distributiva. Sebbene in un quadro generale difficoltoso, il varo del Dlgs 170 porta anche allo sblocco delle trattative congelate per il rinnovo del contratto scaduto e vigente dall'ormai lontanissimo 1994. La riacquisita leadership del SINAGI affiliato SLC-CGIL, dalla fine della sperimentazione ad oggi, procede a grandi passi con nuove, fondamentali, pietre miliari: l'VIII Congresso di Montesilvano a marzo 2004, la grande assemblea dei giornalai subito seguita a Roma il 4 maggio dello stesso anno; fino alla sottoscrizione del nuovo Accordo Nazionale nel 2005 (in vigore da gennaio 2006). L'VIII Congresso solidifica il rapporto organizzativo di affiliazione con SLC-CGIL e rilancia una strategia di vasto respiro, sul piano sindacale sia interno che esterno. L'Assemblea di Roma riporta alla ribalta il ruolo degli edicolanti in una delle fasi cruciali della battaglia generale sulla libertà d'informazione. Il SINAGI affiliato SLC-CGIL diviene uno dei protagonisti negli Stati generali dell'informazione, in lotta contro la legge Gasparri sulle comunicazioni. Partecipa alla stesura del Manifesto per la libertà d'informazione e della Carta di Gubbio analoga, assieme alle espressioni democratiche di tutto il mondo della comunicazione italiana. è parte integrante dell'Associazione Articolo 21 per la libertà di informazione. Il nuovo contratto vigente nel 2006 vede storiche innovazioni: è sottoscritto per la prima volta anche dai distributori di stampa e dai piccoli e medi editori, organizza la formazione professionale della categoria, porta l'informatizzazione nelle relazioni di filiera come perno essenziale per un armonico sviluppo delle vendite, si richiama esplicitamente al diritti sanciti dalla Costituzione Repubblicana ad informare ed essere informati.

    Il resto è storia attuale: per la prima volta, a marzo 2006, il III Congresso SLC-CGIL nomina il Segretario Generale del SINAGI componente del suo Direttivo nazionale, con un salto di qualità ulteriore nel rapporto di affiliazione. A giugno 2006, la V Conferenza Nazionale di Organizzazione del SINAGI affiliato SLC-CGIL: "Dai bisogni ai diritti, dalle garanzie alla tutela".

    Il SINAGI è organizzato in tutte le regioni e province italiane. I suoi organi d'informazione sono il periodico di categoria "Nuove dall'Edicola" e il sito Internet: www.sinaginazionale.it

    Riforma della legislazione sulla rivendita di giornali quotidiani e periodici, nuova contrattazione nazionale e regionale per l'Accordo Nazionale tra le parti sociali, informatizzazione della rete di vendita, riforma del sistema distributivo e affermazione di una nuova qualità dell'informazione e di più elevati livelli di lettura nel Paese, equità fiscale e modernizzazione della filiera editoriale, al passo con l'Europa: sono questi i capisaldi dell'azione sindacale del SINAGI affiliato SLC-CGIL.

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